Trasmettiamo un pensiero del nostro Giuseppe Picone, dedicato a don Andrea Gallo, in ricordo dell'uomo e dei giorni trascorsi alla Summer School di San Gimignano, nel 2010.“La fede di don Gallo era un profetico atto di fedeltà al mondo e di amore per gli uomini”.
Così si legge su un pur convincente necrologio di Vito Mancuso ne “La Repubblica” del 23 maggio. Basterebbe solo invertire l’ordine delle parole della frase di Mancuso e si avrebbe una fotografia perfetta di don Gallo. Vale a dire: uomini, amore, mondo, profezia, fede. Era questo l’ordine delle priorità cui sottostava l’operato di don Gallo.
Dalla remota esperienza di San Paolo in Brasile alla definitiva “sistemazione” (le virgolette sono un obbligo per un nomade naturale quale era don Gallo) della Comunità di San Benedetto al Porto (lui che nel porto c’era nato), passando per il riformatorio/nave scuola della Garaventa, per il carcere/colonia della Capraia (il codino e ottuso cardinale Siri inviandolo lì credeva così di punirlo!), la parrocchia del Carmine ecc., don Gallo professava la sua fede in Dio sporcandosi le mani di umanità (rubo questa bellissima immagine a don Paolo Farinella, altro prete lontano mille miglia dal cattolicesimo reazionario di cui sopra).
Noi abbiamo conosciuto don Gallo a San Gimignano nell’agosto 2010, ove tenne una infuocata (al solito) omelia/relazione sull’etica pubblica e restano ancora dentro di noi le severe parole pronunciate contro lo scempio dell’etica perpetrato dai potenti laici o chierici e il tono inconfondibile della sua voce.
Scattammo alcune foto e ci piace ricordarlo così: appoggiato alle pietre belle e antiche di un palazzo storico di San Gimignano, momentaneamente prestato a funzione di locale di ristoro, mentre accende il suo sigaro (cappello nero in testa, collare bianco al collo segno distintivo del suo essere prete) ed è attorniato da giovani che erano accorsi ad ascoltarlo.
Giuseppe Picone
San Gimignano, 24 maggio 2013
